venerdì 20 novembre 2009

La Chiesa è meno scettica sull'astrobiologia - Prima parte -

Pubblicato da Ernesto Tirinnanzi
Qualche giorno fa fecero scalpore delle dichiarazioni del gesuita padre Funes, argentino, astronomo e filosofo, riportate nientemeno che dall'Osservatore Romano. Alla domanda del giornalista se escludeva l'esistenza di altri mondi: "A mio giudizio - rispose padre Funes - questa possibilità esiste. Gli astronomi ritengono che l'universo sia formato da cento miliardi di galassie, ciascuna delle quali è composta da cento miliardi di stelle. Molte di queste, o quasi tutte, potrebbero avere dei pianeti. Come si può escludere che la vita si sia sviluppata anche altrove? Certo: sino ad oggi non abbiamo nessuna prova di esseri simili a noi o più evoluti presenti in altri mondi. “Ma certamente in un universo così grande non si può escludere questa ipotesi”.
La Chiesa, comunque, non ha paura - disse il gesuita - per questo prossimo ignoto, perché “Come esiste una molteplicità di creature sulla terra, così potrebbero esserci altri esseri, anche intelligenti, creati da Dio. Questo non contrasta con la nostra fede, perché non possiamo porre limiti alla libertà creatrice di Dio.
Praticamente il Vaticano ha sdoganato quella che è una nuovissima disciplina scientifica che sta facendo proprio adesso i primi passi: l'astrobiologia. Recentemente sono stati anche istituiti corsi universitari presso le Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali. Ma a che punto siamo con la ricerca? Facciamo prima dei brevi cenni storici.
La teoria dell'evoluzione degli organismi viventi nasce, a metà dell'800, in un contesto culturale nel quale l'astronomia, all'epoca considerata scienza di fondamentale importanza, gioca un ruolo di primo piano. Fino alla metà dell'Ottocento (in pratica, quindi, fino a Darwin) la gran parte delle idee di vita su altri mondi faceva ricorso a immagini di tipo antropomorfico, mentre in seguito sorge un filone di tipo "anti-antropomorfico" secondo il quale la vita altrove può essere nata anche in modo del tutto diverso rispetto alla Terra.
All'epoca della pubblicazione del libro di Darwin (1859), la chiesa riteneva ancora che la Terra fosse stata creata domenica 23 ottobre 4004 a.C., come affermato nel '600 dal reverendo Ussher. Lord Kelvin alla metà dell'800 aveva calcolata l'età del sole (sbagliando) in decine di milioni di anni, ma evoluzionisti e geofisici avevano bisogno di alcune centinaia di milioni di anni per giustificare i tempi evolutivi necessari all'evoluzione della crosta terrestre e all'evoluzione delle specie. In seguito con la maggiore accuratezza nelle misurazioni la possibilità di vita al di fuori del nostro pianeta sembrò sempre più concreta.

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