venerdì 20 novembre 2009

Astrobiologia - Parte seconda

Pubblicato da Ernesto
Fissiamo adesso dei punti su cui partire:
a) L'Hubble Telescope ha fotografato in una piccolissima regione di cielo (circa 0.003 gradi quadrati) 10000 oggetti di cui la maggioranza sono galassie lontane
b) Una galassia, come quella che ci ospita, ha circa 100 miliardi di stelle
c) 20-50% delle stelle possono avere pianeti
d) 1-2 pianeti per stella possono essere in grado di sostenere la vita.
I punti c) e d) sono i più incerti. Ad oggi si conoscono 147 sistemi solari, di cui 17 con più pianeti, per un totale di 170 pianeti extra-solari, tutti all'interno della nostra Galassia. La recente scoperta di questi pianeti, della dimensione di Giove, suggerisce che nei sistemi extra solari possano esistere luoghi simili alla Terra in cui si può sviluppare la vita. La vita su cosa deve essere basata. Personalmente credo che possa essere basata solo sul carbonio; in quanto, per la particolare posizione che ha nella tabella degli elementi, è l'unico in grado di creare composti estremamente complessi. Certo esiste anche il silicio (vedi i siliconi) ma non ci sono paragoni con il carbonio. Le forme di vita che noi conosciamo si basano infatti su molecole complesse contenenti carbonio, azoto, ossigeno, idrogeno e fosforo, che agiscono nella trasmissione dei caratteri (riproduzione) e nello scambio di energia con l'esterno (metabolismo). Quindi la vita che conosciamo si basa sugli elementi più diffusi nella nostra Galassia (idrogeno, carbonio, azoto e ossigeno) e sul fosforo, che al contrario è molto raro nel gas interstellare.
Per adesso sono state rilevate solo molecole semplici. Sono state osservate circa 130 molecole, che possono contenere fino a 13 atomi. Vi è l'acido formico, la formaldeide, la metilammina, l'alcol etilico, l'acido acetico, e il formiato di metile.
Nel settembre 2004 astronomi americani hanno osservato, in una nube di gas vicino al centro della nostra Galassia, la presenza di uno zucchero (glicoaldeide) che può essere importante nella costruzione delle molecole del DNA e del RNA.
L'anno scorso è stata rivelata la presenza di glicole etilico nella cometa Hale-Bopp.
Per quanto riguarda il futuro ci aspettiamo di migliorare la nostra conoscenza dall'analisi delle polveri sia interplanetarie che provenienti dalla cometa Wild 2, che la sonda spaziale Stardust ha appena riportato a terra, e ovviamente dai nuovi strumenti astronomici, quali ad esempio ALMA, un insieme di circa 50 antenne, che è in via di costruzione sull'altipiano cileno a 5000 metri di altitudine. Le osservazioni a lunghezze d'onda millimetrica e sub-millimetrica potranno trovare nelle comete nuove specie molecolari che ci daranno informazioni sull'origine delle comete stesse. Ciò ci permetterà di individuare, non solo, nuovi pianeti extra-solari, ma di rivelarne anche le atmosfere. Una cosa però sembra certa, per una volta il Vaticano non si metterà di traverso.

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